A cura  di Andrea Manica

Angela Baraldi è un’artista che ha saputo forgiare la propria identità tra musica e recitazione con rara coerenza. In un’epoca che spinge verso la specializzazione, lei si muove con disinvoltura tra i diversi linguaggi espressivi, creando un ponte tra le radici artistiche e un futuro che continua a esplorare con curiosità e coraggio.

Angela Baraldi, nel contesto della prima serata delle Targhe di “Rassegna delle nuove poetiche d’Autore – Targhe di Officina Roversi” , svoltasi il 16 Settembre 2025 sul palco di DiMondi Festival, in Piazza Lucio Dalla a Bologna  é stata ospite,  manifestando vicinanza  a questo progetto culturale .

Angela , tu sei un’artista poliedrica, una icona rock, cantautrice e attrice. Come vivi tutti questi mondi insieme?

Il lavoro da attrice ti costringe a mettere da parte il tuo ego per entrare nel personaggio, seguendo le direttive del regista. Come cantante, invece, porti te stessa sul palco, eliminando molte maschere. Poi succede che, suonando per lungo tempo con alcuni musicisti, come stasera con il chitarrista Federico Fantuz, si crea una conoscenza profonda che ti fa sentire ancora più a tuo agio sul palco. Tutto comunque nasce in maniera naturale, dagli incontri con le persone.

Anidride Solforosa’ è una canzone del periodo Dalla-Roversi che è stata importante nella tua carriera. Che emozioni ti suscita questo brano?

Questa canzone mi ha dato moltissimo. Mi sono sentita subito a mio agio con il testo, che è una grande poesia e ha la sua forza anche senza musica. Questa è la peculiarità di un grande brano. Le canzoni che interpreti poi rimangono una risorsa da cui attingere, e le trovi sempre diverse anche a distanza di tempo. ‘Anidride Solforosa’ è uno di quei brani a cui mi piace sempre ritornare.

La tua interpretazione infatti è magnifica. Sembra che questo brano sia tuo.

È molto carino quello che dici, ma questa canzone ha dei grandi autori. Roversi, che purtroppo non ho conosciuto di persona, è stata una figura culturale per cui ho sempre nutrito una grande ammirazione.

Mi piace immaginare Roversi chiuso nella sua Libreria Antiquaria Palmaverde, in ascolto del mondo, capace di capirlo e anticiparlo.

Dalla-Roversi infatti, nelle loro canzoni spesso immaginavano il futuro. Una tua recente bellissima canzone, che dà il titolo al nuovo album, si chiama ‘3021’. Com’è cambiata questa “idea” di futuro? C’era forse più speranza?

L’idea di futuro muta con i tempi che cambiano. Oggi siamo bombardati da informazioni terribili, e queste preoccupazioni modificano la nostra concezione del futuro. Quello che mi spaventa è la difficoltà che si prova nell’immedesimarsi con gli altri: abbiamo tutto a portata di mano, ma non siamo più in grado di toccarci.

Un’ultima domanda che ti faccio in quanto sei bolognese. Quanto era importante costruire proprio in questa città un evento come “La Rassegna delle Nuove Poetiche d’ Autore –  Targhe di Officina Roversi”?

Era essenziale! Questa città poi ha avuto la fortuna di avere grandi protagonisti della cultura italiana e la capacità naturale di stimolare gli incontri. Mi piacerebbe che anche nel futuro sia così.

Fotografie di: Valentina Perna